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Aree protette e sostenibilità

Franco Pedrotti

Il 12 giugno 2019 la Federparchi ha siglato con la Federlegni un impegno di collaborazione per diffondere la sostenibilità e valorizzare i modelli di sviluppo eco-compatibili nelle aree protette.
L'argomento della sostenibilità e della valorizzazione di modelli di sviluppo eco-compatibili è sicuramente importante, ma non può essere applicato nelle aree protette. Nelle aree protette vanno applicati modelli di tutela della biodiversità, della conservazione in integro degli ecosistemi e del mantenimento delle funzioni degli ecosistemi in perpetuo. Per l'ecosostenibilità e per i modelli di sviluppo ecosostenibili il nostro paese dispone di altri territori, non destinati in prima istanza alle aree protette.
Prendiamo il caso della Regione Marche. Questa Regione occupa un territorio pari a 9.365 km², di cui 2.903 km² sono montagne. Se vogliamo fare sperimentazioni nel territorio montano delle Marche, abbiamo a disposizione 2.903 km² di montagne, un territorio di vastissime dimensioni che in molte zone - fra l'altro - è stato abbandonato a causa dello spopolamento e nel quale si fa poco o nulla, nonostante vi siano organismi appositamente deputati ad occuparsi di esso.
Altre zone adatte per le sperimentazioni sulla sostenibilità potrebbero essere quelle delle foreste demaniali regionali (nelle Marche si trovano 15 foreste demaniali per un'estensione di 19.036 ettari), ma non il Parco Nazionale dei Monti Sibillini destinato per legge ad altri scopi. Il Parco Nazionale dei Monti Sibillini è esteso appena 69.722 ettari, un'area irrilevante di fronte ai 2.903 km² di territorio montano delle Marche.
Nella Regione Marche nel 1971 erano state istituite 9 Comunità Montane, corrispondenti a 9 ambiti territoriali che interessano tutto il territorio montano e quello alto-collinare. Le Comunità Montane sono cessate alla data del 31 dicembre 2014 e ad esse sono subentrate le Unioni Montane.
Scopo delle Comunità Montane prima e delle Unioni Montane ora, è quello della valorizzazione delle zone montane. Sono istituzioni previste dalla legge per lo sviluppo dei territori montani, per iniziative, promozioni, sperimentazioni, realizzazioni di progetti con fondi appositamente destinati, compresi quelli provenienti dalla Comunità Europea. All'articolo 3 della legge istitutiva si legge: Le comunità montane adottano piani pluriennali di opere ed interventi e individuano gli strumenti idonei a perseguire gli obiettivi dello sviluppo socio-economico.
Le aree protette sono destinate per legge alla conservazione della natura e delle sue risorse (biodiversità, ecosistemi, paesaggi, ecc.) con tutto quello che ne consegue e non a sperimentazioni sullo sviluppo sostenibile per le quali vi sono a disposizione migliaia e migliaia di territori montani al di fuori delle aree protette e sovente abbandonati a sé stessi. Date le caratteristiche fisiche del nostro paese, quanto riportato per la Regione Marche è valido anche per le montagne di tutte le altre regioni italiane.
La Federparchi e la Federlgno parlano anche di promuovere iniziative su tutto il territorio delle aree protette con l’obiettivo di incentivare l’uso del legno. Non si capisce, peraltro, da quale punto di vista.
Fra gli scopi delle aree protette rientra sicuramente anche quello della salvaguardia delle foreste e soprattutto del loro potenziamento, tenuto conto dello “stato di conservazione” delle foreste italiane, che sono sovente ridotte a boschi cedui e degradati, sia dentro che fuori i parchi.
Fra gli obiettivi delle aree protette dovrebbe esservi anche quello di incentivare la produzione del “legno” delle foreste, permettendo un loro sviluppo fino al raggiungimento dello stadio dinamico più maturo, il più evoluto possibile, quello della fluttuazione. In tal modo nelle aree protette si potrebbe compiere il ciclo completo del legno e cioè la germinazione del seme, lo sviluppo della piantina e – dopo molti decenni - il raggiungimento della fase matura dell'albero, fino al suo crollo per cause naturali e conseguente decomposizione del legno sul posto. Oggi ciò non avviene in nessun parco nazionale italiano, avviene – invece – in alcune riserve naturali come quelle di Sasso Fratino e di Torricchio e in pochi altri casi.
I parchi nazionali italiani fino ad oggi ha poco preso in considerazione nei loro programmi il tema dello sviluppo e del potenziamento delle foreste, che sono fatte – per l'appunto - di legno, una risorsa rinnovabile che nei nostri tempi è tale soltanto se l'uomo lo permette.
Concludo con il motto di un noto giornale romano: unicuique suum, a ciascuno il suo, agli enti preposti alla gestione delle aree protette quello della conservazione della natura e delle sue risorse, compreso il legno, alle Unioni Montane e simili quello della gestione generale del territorio e della sua promozione.

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