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Energia: come stanno davvero le cose?

Piero Belletti

Nel momento in cui scriviamo (fine agosto) non c’è telegiornale che non apra le trasmissioni con un servizio sul caro energia, con riferimento in particolare al gas. Innumerevoli le inutili e ripetitive interviste a persone (di solito esercenti o industriali) che affermano testualmente: “ecco la mia ultima bolletta: rispetto alla precedente è triplicata, anche se i consumi sono rimasti gli stessi”.

E qui sta il problema. Nonostante si parli, anzi si straparli, di green economy, di sostenibilità ambientale, ecc. i consumi non diminuiscono. Eppure appare evidente a tutti che l’unica strategia (o comunque la più importante) per cercare di attenuare i problemi in questo campo è proprio il risparmio energetico. Ma siccome non conviene, allora è meglio non parlarne. Oppure usarlo per prendere in giro la gente, affermando che il tal prodotto consuma meno energia del modello precedente, in modo da consentirci di ampliare la gamma di strumenti energivori per renderci più agevole la vita.

In realtà, tutti puntano sull’incremento dei consumi energetici: se poi questo vuol dire accentuare le cause scatenanti il cambiamento climatico, pazienza…. Se la temperatura aumenterà ancora, potenzieremo il nostro impianto di condizionamento; se mancherà l’acqua, la cercheremo sempre più in profondità oppure dissaleremo quella del mare, innescando perversi circoli viziosi di cui è fin troppo facile intuire le drammatiche conseguenze.
Ci sono le energie rinnovabili, dirà qualcuno. Qualcun altro ipotizza addirittura il ricorso al nucleare cosiddetto “pulito” (che è un evidente ossimoro…). Bene ha fatto Mario Tozzi a invitare i politici che, in questa aberrante e meschina campagna elettorale, propongono il ritorno al nucleare, a dirci anche esattamente dove le nuove centrali verranno costruite e dove le scorie radioattive da esse prodotte verranno immagazzinate.

Ma c’è un altro dato che dimostra come il discorso sull’energia venga manipolato. Tutti affermano che il ricorso alle energie rinnovabili dovrebbe migliorare in modo significativo l’impatto ambientale delle nostre attività. Lasciando per il momento perdere le considerazioni sul fatto che spesso le energie rinnovabili un impatto ce l’hanno eccome (pensiamo all’idroelettrico oppure al fotovoltaico su terreni agricoli), si avrebbero effetti positivi se le energie rinnovabili sostituissero quelle ottenute da combustibili fossili. Ma non è così: le energie rinnovabili oggi in pratica si aggiungono a quelle prodotte con metodi inquinanti e climalteranti.
Lo confermano i dati sui consumi di petrolio nel nostro Paese. Dopo un calo nel 2020 e nel 2021 (dovuto però alla pandemia e non certo a politiche ispirate e lungimiranti), nel 2022 siamo più o meno tornati ai livelli precedenti. Livelli che, almeno dal 2014 in poi, avevano mostrato un andamento crescente. Quindi, continuiamo a consumare (ben che vada…) la stessa quantità di petrolio del passato, anche se le disponibilità energetiche aumentano, grazie alla diffusione di quelle rinnovabili. Sarà il caldo, ma c’è qualcosa che non mi convince in questo ragionamento.

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