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La protezione dei mari: un obiettivo prioritario a livello globale e l’occasione mancata dell’Area Marina Protetta del Conero

Roberto Danovaro (Università Politecnica delle Marche, Presidente Stazione Zoologica Anton Dohrn, Napoli)

I mari offrono la chiave per la transizione ecologica e sostenibile del Pianeta. Sono il motore dell’economia del futuro: turismo, trasporti, infrastrutture, pescato, energie rinnovabili, materie prime. Oltre un miliardo e 300 milioni di persone dipendono esclusivamente dal mare per la loro sopravvivenza. Si tratta di una risorsa e di un bene di valore inestimabile da custodire e valorizzare in modo sostenibile.
Con 8,700 chilometri di costa, l’Italia copre il 15% del Mediterraneo ed è per metà del suo territorio sotto il mare. L’ultimo rapporto di Nomisma Mare ha calcolato che un quarto dell’economia italiana è dovuto, direttamente o indirettamente, al mare. Un dato forse sovrastimato, ma derivante dall’integrazione di tutte le attività economiche, produttive, turistiche ed energetiche correlate al mare. Basta pensare che il mare da solo attrae oltre il 60% del flusso turistico globale. E poi le compagnie di navigazione, gli agenti marittimi, gli spedizionieri, il sistema portuale e l’intera catena logistica. A questo si aggiungono gli alberghi, gestione delle spiagge e logistica che insieme fanno quota 9% del PIL. Con un’Italia leader mondiale sia nella costruzione di navi da crociera sia degli yacht. Per non parlare delle infrastrutture a mare, la rete di gasdotti, elettrodotti, e cavi per la trasmissione di dati.

Il mare è strategico per la competitività del sistema economico nazionale considerato anche che via mare transita il 64% dell’import italiano e il 50% delle esportazioni. Le “autostrade del mare” trasportano ogni anno 1,5 miliardi di veicoli, con un risparmio di costi e notevoli vantaggi in termini di emissioni inquinanti e clima alteranti. Un dato che può crescere ancora se pensiamo che a livello globale oltre l’86% delle merci transita via mare.
Un recente rapporto della Comunità Europea conferma che il mare sarà fondamentale per la crescita e occupazione dei paesi a vocazione blu. Il nostro paese sta realizzando un piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) per fronteggiare la crisi economica e ambientale, centrato sulla sostenibilità.
L’OCSE, Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, ha messo l’economia del mare al centro delle strategie mondiali di sviluppo sostenibile. Le Nazioni Unite hanno dedicato il decennio 2021-2030 alla Scienze degli oceani per lo sviluppo sostenibile. L’Europa e i grandi paesi del mondo stanno spingendo verso il New Green Deal. Anche la Cina sta programmando un piano di protezione e restauro degli ecosistemi marini.

Uno degli obiettivi chiave dell’agenda delle Nazioni Unite per il 2030 è quello di proteggere almeno il 30% dei mari entro il 2030. La ragione è semplice: il mare deve rigenerarsi o non sarà più in grado di fornire i beni e i servizi ecosistemici che produce e che hanno sostenuto la crescita dell’umanità.
La sfida è difficile, perché l’Italia fino a oggi ha protetto solo poco più del 5% del proprio mare, e le difficoltà per realizzare nuove aree marine protette sono lampanti.

Dopo molto impegno e notevoli sforzi, negli ultimi anni si sono finalmente concretizzate l’Area marina protetta di Capo Milazzo e quella di Capri, ma altre aree individuate già dalla fine degli anni ’90 sono ancora al palo.
Il caso più eclatante a livello nazionale è quello delle Marche, con l’Area marina protetta Costa del Conero. La Costa del Conero è già per gran parte un Sito di Interesse Comunitario (SIC), e quindi dovrebbe avere misure di protezione, monitoraggio e gestione per non incorrere in pesanti sanzioni da parte dell’Unione Europea. Il Ministero dell’Ambiente prima, e quello della Transizione ecologica (MItE) più recentemente hanno cercato di supportare di sollecitare le Amministrazioni mettendo a disposizione le risorse economiche per l’istituzione e funzionamento dell’area marina protetta e fornendo risposte alle bizzarre domande dei politici locali.

Il Ministero, vista la reticenza dei Comuni di Numana e Sirolo, ha anche proposto una nuova perimetrazione, che coinvolgerebbe solo il mare del Comune di Ancona. La nuova perimetrazione proposta dal Ministero ha ristretto l’area da proteggere prevedendo solo una zona B e una zona C di tutela parziale, escludendo la presenza di zone A (a maggior grado di protezione). In questo modo l’Area Marina Costa del Conero sarebbe protetta, ma resterebbe fruibile, permettendo di continuare a svolgere le attività consentite (balneazione, navigazione, raccolta del “mosciolo”, la famosa cozza di Portonovo) nel rispetto dell’ambiente marino. Si tratta di un approccio definito win-win, ovvero dove vincono tutti.
Ma nonostante questo, tutti i Sindaci, a partire da quello di Ancona, hanno detto di non essere interessati. Anche la Regione Marche ha risposto in modo negativo, dicendo che “non sembrano esserci le condizioni”. Le motivazioni per questo rifiuto però hanno dell’incredibile. I politici dicono che un’area marina protetta sarebbe un freno alle attività locali, un ennesimo carrozzone amministrativo che ci costringerebbe a macchinose burocrazie. La risposta appare assurda, poiché sarebbero proprio i comuni a gestirla. L’area marina protetta, inoltre, porterebbe finanziamenti superiori alle spese, e potrebbe essere integrata nel Parco del Conero, che è già gestito proprio dai Comuni di Ancona, Numana, Sirolo e della Regione Marche.
Ma la verità è un’altra: esistono importanti lobbies elettorali, che fanno capo agli interessi della diportistica e della pesca sportiva, che sono in prima fila e da sempre, contrari. Sostengono che crollerebbe il mercato degli yacht, che scapperebbero i diportisti. Alla faccia dell’interesse comune.

Ma quello che è successo nelle Marche va oltre e ha dell’incredibile. Siamo un Paese dei mille Comuni, dove ci si divide su tutto, soprattutto in ambito politico, ma le Marche sono state compatte nel dire no all’area marina protetta da parte di tutti gli schieramenti politici, di destra e sinistra, al governo delle Amministrazioni. Ovviamente i governanti pensano di interpretare il pensiero dei cittadini. Ma non è così: una campagna per la raccolta di firme a favore dell’Area protetta del Conero, apparsa sul sito change.org, ha raccolto in pochi giorni oltre 13.000 adesioni. Oltre 20 associazioni culturali e ambientali, tutte le più importanti del Paese, hanno inviato le loro lettere di supporto all’Area protetta del Conero. Si sono mossi in tantissimi per sollecitare un cambiamento di visione, oltre a Donatella Bianchi da Presidente del WWF Italia. Anche l’ex Presidente Nazionale del Club Alpino Italiano, Vincenzo Torti, ha invitato gli amministratori a ripensarci. Lo stesso sollecito viene da Italia Nostra per voce della Presidente Ebe Giacometti, da Antonio Cherchi di Slow Food Nazionale e dal Presidente di Marevivo Rosalba Giugni, che è stata tra i primi promotori dell’area marina protetta a Capri. E poi anche SIP, il Forum italiano dei Movimenti per la Terra e il Paesaggio. Insomma, l’attenzione che hanno ricevuto Ancona e la Regione Marche sulla questione area marina protetta non ha pari nella storia recente.

Nel tentativo di negare l’ondata di consensi, alcuni amministratori si sono addirittura improvvisati come esperti di mare, dicendo che non c’è nulla di pregiato. Insomma, il Ministero dell’Ambiente, il CNR di Ancona e dell’Università Politecnica delle Marche con la laurea in biologia marina più prestigiosa d’Italia dicono che si tratta di uno dei tratti di mare più belli del Paese da proteggere, ma per i nostri politici stanno sbagliando tutti, meglio farne un parco divertimenti per le moto d’acqua. E dato che la politica è democrazia, la cosa migliore sarebbe chiedere il parere ai cittadini di Ancona. Per questa ragione, dopo tutte le reticenze politiche, è nato un comitato promotore del referendum per l’istituzione dell’area marina protetta.
Ma una commissione istituita dal Consiglio Comunale di Ancona si è espressa negativamente sulla proposta di referendum per l’area protetta del Conero. Il quesito referendario era chiaro e inequivocabile: “È favorevole all’istituzione dell’Area Marina Protetta Costa del Conero nel tratto di costa compreso tra gli ascensori del Passetto e lo Scoglio denominato “La Vela” in località Portonovo, ai sensi delle leggi n. 979 del 1982 e n. 394 del 1991, per garantire … la conservazione e la valorizzazione del patrimonio naturale dell’area marina interessata…?”.
La Commissione che, per regolamento comunale dovrebbe esprimersi solo sulla inequivocabilità del quesito, ha risposto dopo tre mesi (ovvero con enorme e ingiustificato ritardo) che il quesito non era accettabile poiché non era “chiaro”. E si è spinta oltre, suggerendo come correggerlo per far comprendere meglio ai cittadini i “veri rischi” dell’istituzione di un’area marina protetta. La Commissione ha scritto di proprio pugno i divieti che ne deriverebbero. Alcuni esempi? Dovrebbe essere specificato che nell’area marina protetta non si potrebbero più fare “attività pubblicitarie al di fuori dei centri urbani”. Oppure che sarebbe vietata “la raccolta e il danneggiamento delle specie vegetali, salvo nei territori in cui sono consentite le attività agro-silvo-pastorali”, inoltre non sarebbe più possibile “l’apertura e l’esercizio di cave, miniere e di discariche” e, dulcis in fundo, saranno vietati anche i “fuochi all'aperto”. Se fossero state accettate queste modifiche il quesito sarebbe stato, secondo il comune di Ancona, molto più chiaro (sigh!), ma certamente sarebbe risultato inammissibile legalmente e destinato a soccombere ad ogni ricorso al TAR, poiché si tratta di condizioni inapplicabili alle aree marine protette.
Insomma, una soluzione da azzeccagarbugli che ricorda i tempi peggiori della politica nazionale. Il caso si è ricoperto di tale ridicolo che sta travalicando la dimensione regionale, diventando un caso nazionale e presto sarà portato a modelli a livello internazionale, come esempio dell’incapacità e ignoranza delle Pubbliche Amministrazioni che parlano di ambiente, mettono la protezione del mare nei programmi elettorali e poi si rimangiano tutto. Proteggendo i nostri mari e la loro biodiversità nessuno pensa di togliere libertà o opportunità di crescita, al contrario, le esperienze di aree marine protette maturate nel nostro Paese e nel mondo concordano nel sostenere che si tratta di una grande occasione di sviluppo sostenibile e di ulteriore rilancio dell’economia locale a partire dal turismo. Peccato che i politici al governo delle amministrazioni locali della Costa del Conero non lo sappiano.

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