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La ballata dei lupi ribelli

Vincenzo Rizzi

 

Ci sono ben pochi animali predatori, come il lupo, che hanno intrecciato così tanto le loro sorti con l’uomo, in un rapporto spesso tragico, basato sull'invidia per la forza e la libertà che gode questo straordinario predatore sociale. Un rapporto intriso di crudeltà e sangue a scapito principalmente di uno solo dei contendenti: il lupo. Questo canide selvatico, nell'immaginario umano è sempre in bilico tra divinità positive e negative, il lupo piegato ai voleri dell'uomo e che si tramuta nel suo migliore amico, il cane.

L’uomo che s’inchina alla natura selvaggia e si trasforma in un licantropo. Il lupo predone, il lupo silenzioso, il lupo genitore e fondatore, il lupo specchio della turbolenta anima umana, il lupo che in ogni sua recondita sfaccettatura è il simbolo della forza della vita, ma al contempo rappresenta la parte oscura dell’animo umano, Homo homini lupus.

Facendo un salto indietro nel tempo, Zenobio, un sofista greco del II secolo d.C., asserì: Il lupo è sempre sotto accusa, colpevole o meno che sia. Tutto questo astio nei confronti del lupo crebbe esponenzialmente passando dall'età classica a quella moderna. Infatti, nel secolo breve, 6 forse 7 sottospecie del lupo grigio (Canis lupus) sono state cacciate fino all'ultimo esemplare. Il lupo, malgrado tutto, riesce ancora ad essere fra noi in Capitanata e forse questo miracolo può essere mirabilmente sintetizzato da un proverbio russo: “un lupo sopravvive grazie ai suoi piedi

L’Epopea dello sterminio delle sottospecie di lupo a causa dell'uomo è una narrazione interessante e ricca di elementi di riflessioni sulla visione che l’uomo, negli ultimi cinquecento anni, ha di questo incredibile predatore. In particolare, nel nuovo mondo, la lotta tra uomo e lupo è stata durissima, basti pensare che negli Stati Uniti questo scontro presenta similitudini con la guerra tra gli invasori europei e i nativi americani, dove spesso i nativi rispondevano militarmente all'invasione con tecniche di guerriglia. Infatti, in una visione culturalmente antropomorfa, anche tra i lupi ci furono diversi animali che vendettero cara la propria pelle e, stranamente, molti di questi avevano elementi distintivi come il mantello bianco o nero, che rafforzavano il loro mito e, al contempo, fortificavano l’odio irrazionale che ha caratterizzato la cultura pastorale americana nei confronti del lupo. Basti pensare che nel 1638, nello Stato del Massachusetts, era in vigore una legge che stabiliva che "chiunque nella città sparasse in qualsiasi occasione non necessaria o a qualsiasi animale selvatico, eccetto a un indiano o a un lupo, dovrà pagare 5 scellini per ogni colpo sparato."

In Virginia, nel 1703, un uomo di chiesa, per spiegare la necessità morale per cui gli indiani dovevano venire cacciati anche con i cani e quindi sterminati, scriveva che "essi si comportano come lupi e come lupi vanno trattati". Edward Curnow, nella sua storia dello sviluppo dell'industria dell'allevamento e dell'estinzione del lupo in Montana, afferma che prima del 1878 i coloni erano più assillati dagli indiani, ma una volta che questi furono confinati nelle riserve e con l'arrivo delle nuove ondate di coloni, il lupo per gli allevatori "divenne oggetto di un odio patologico".

Tornando al mito del lupo guerrigliero che si è tramandato fino ai nostri giorni, ricordiamo alcuni dei più conosciuti che hanno operato tra il diciannovesimo e l’inizio del ventesimo secolo: Snowdrift Wolf di Judith Basin, Custer Wolf del Sud Dakota, la lupa di Split Rockn detta anche Three Toes di Harding County in Sud Dakota, il lupo di Custer attivo nelle Colline Nere presso Custer, nel Dakota del Sud, Badlands Billy (detto anche Big Dark) e il lupo di Roosevelt del North Dakota, Wolf di Sycan Marsh nell'Oregon, Old Whitey di Bear Springs Mesa, Colorado, Bucher Wolf e Old Lefty della Contea di Eagle in Colorado, Big Foot conosciuto anche come Old Whitey & Three Toes di Bear Springs Mesa, presso Thatcher, Colorado, Spring Creek Wolf, Truxton Wolf, di Virden Wolf, Rags lo scavatore ("Rags the Digger") di Cathedral Bluffs, presso Meeker nel Colorado, Gray Terror, (il lupo macellaio) Colorado, Gray di Cuerno Verde in Colorado, Two Toes Colorado, Old Sister, il lupo di Greenwood e il branco di Keystone sempre nel Colorado, The Truxton Wolf e Aquila Wolf in Arizona, il lupo di Chiricahua dei monti Chiricahua, Lupo Spring Valley Arizona, Old one Toe e Old Auguila in Arizona, Wolf e Black Buffalo runner in Manitoba, Winnipeg Wolf, Ghost Wolf del Montana, Big Timber Killer del Montana, Old Grazy Mountain Wallis del Montana, White Wolf of Cheyenne del Montana, Snow Slide of the High Wood Mountains del Montana, Lefty of Fort Mc Ginnie del Montana, Old Cripple Foot del Montana, Big Foot, Bob Brew, Unnamed Large, Custer, Unnamed White, Yellow hammer, Cushion Foot, Five Toes, Red Flash, Scar Face e Two Toes tutti lupi del Wyoming, Two Toes del Kansas, Lobo Giant Killer Wolf of the North del Minesota, Las Margarita e Old One Toe Messico, Big Foot Terror of the lane County del Colorado, Phantom Wolf of Big Salt Wash, del Colorado, Green Horn Wolf del Colorado, Old Club Foot del Colorado, Three Toes of the Apishapa del Colorado, Big Boy, El Lobo Diablo, Black Worrior, e El Comanche tutti Nuovo Messico, Were Wolf nel Saskatchewan, Old Two Toes Baytield County del Wisconsis, Lobo White del Texas.

Ovviamente molti di questi lupi si riteneva provenissero dalle riserve indiane (ulteriore punto di convergenza): Pine Ridge Wolf dalla riserva di Pine Ridge, Pryor Creek Wolf dalla riserva Crow, Ghost Wolf delle Little Rochies dalla riserva di Fort Belknap. Non mancavano poi i lupi mutilati dalle tagliole. Uno in particolare aveva perso una zampa ed era conosciuto con il nome di Old Lefty di Burns Hole Colorado. Il più temuto era invece un certo Tre dita di Harding Country del Sud Dakota e, secondo Stanley Young, furono impiegati ben 150 uomini, per 13 anni, prima che venisse catturato nell'estate del 1925, dopo che, secondo gli allevatori, aveva causato danni per circa 50.000 dollari.

L’epopea degli ultimi lupi ribelli riecheggiò negli scritti di diversi letterati e naturalisti. Tra i più celebrati c'è la ballata di Currumpaw Wolf (Lobo), della sua compagna Blancaedi altri quattro membri del suo branco che vissero nel New Messico settentrionale. Lobo veniva descritto come un lupo di notevoli dimensioni del peso di 68 Kg e con una altezza di 91 cm al garrese. Nel suo branco oltre alla sua compagna, la lupa bianca ribattezzata “blanca” c’era anche un lupo di colore giallastro: entrambi furono responsabili, in una sola notte, della morte di 250 pecore. Pare che durante le battute di caccia, il ruolo di Lobo all'interno del branco era di abbattere le prede grazie alla sua mole, lasciando poi agli altri membri del branco il compito di uccidere le prede. Questa storia fu narrata da Ernest Thompson Seton nel suo libro più famoso, Wild Animals I have Known, (1898). Nel 1894 questo naturalista viene invitato da un suo amico allevatore perché ogni tipo di trappola veniva sistematicamente aggirata da una banda di lupi. Dopo che anche Setton costatò l'abilità del Lupo Currumpaw e della sua compagna di aggirare le trappole, ideò un astuto piano suggerito da vecchi cacciatori: amalgamò formaggio con il grasso ottenuto dai reni di una giovenca macellata, provvide a cucinare il tutto per poi tagliarlo con il coltello di osso per evitare l'odore del metallo. Una volta che questo intruglio fu raffreddato, lo spezzò e introdusse in ogni singolo pezzo una grossa dose di stricnina e cianuro, contenuta in apposite capsule per non rilasciare odori o sapori, poi sigillò i buchi con del formaggio.

Durante tutte le operazioni indossò dei guanti che aveva immerso nel sangue della giovenca ed evitò persino di espirare sull'esca. Dopo aver preparato il tutto, lo inserì in una sacca che in precedenza era stata strofinata con il sangue. Con questo preparato cavalcò, trascinando il fegato e i reni della giovenca, percorrendo circa 15 km, gettando ovunque esche avvelenate durate il percorso. Nonostante tutti questi accorgimenti Currumpaw ignorò le trappole e anzi ne raggruppò ben quattro di esse su cui defecò sopra.

Sfortunatamente la femmina Blanca finì in una tagliola nelle primavera del 1894. Setton e i mandriani si avvicinarono a cavallo dopo di che il naturalista dichiara: "accadde l'inevitabile tragedia, al pensiero della quale, in seguito, rabbrividii più che al momento stesso. Ognuno di noi lanciò un lazzo al collo della lupa e avviammo i cavalli in direzioni opposte finché il sangue non le sgorgò dalla bocca e, con gli occhi vitrei, gli arti rigidi, infine si accasciò". La lupa fu portata al ranch, il maschio la seguì e il giorno successivo finì nelle trappole poste a protezione della fattoria.

Venne incatenato e lasciato in vita per tutta la notte, ma al mattino lo trovarono morto, senza nessun segno. Setton rimase colpito da quanto si era verificato e distese il corpo del maschio di fianco a quello della sua compagna.

Il compenso per l'uccisione di quel lupo era di 1000 dollari. Mi piace immaginare che il grande naturalista americano, che tanto contribuì alla creazione del movimento per la conservazione della natura in America, non abbia riscosso quella taglia. Di certo fu così tanto turbato da rinunciare per sempre alla caccia e dedicò molto del suo tempo alla difesa dei lupi e dei popoli nativi americani.

Attualmente i teschi di Lobo e Blanca sono esposti nel Canadian Museum of Nature, mentre la pelle del primo è tenuto nel Philmont Museum a Cimarron nel Nuovo Messico. Il resoconto dato da Seton dell'evento fu poi reso popolare attraverso un lungometraggio della Disney, La leggenda di Lobo.

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