Membro di
Socia della

No allo smembramento dei Parchi Nazionali

1935-2015: la prima data è quella dell’istituzione del Parco Nazionale dello Stelvio, la seconda segnerà, molto probabilmente, l’atto conclusivo di uno dei parchi più antichi d’Italia. Se gli atti ufficiali assunti a vario livello saranno convertiti in legge, il Parco dello Stelvio, dopo ottant’anni, di fatto, cesserà di svolgere la sua principale finalità - la protezione della natura - per divenire un modesto strumento nelle mani delle tre Istituzioni locali nei cui territori esso insiste.

Finalmente, dopo lunghe battaglie ed ostruzionismi, la Lombardia e le Provincie autonome di Trento e Bolzano avranno ciò che resta di un parco nazionale e ciascuna di  queste istituzioni si ritaglierà uno spazio gestionale a discapito dell’unitarietà gestionale prevista della Legge Quadro sulle aree protette n. 394/93.

Nell’accordo siglato tra le Istituzioni locali e la presidenza dei Consiglio dei Ministri, Dipartimento degli Affari Generali delle Autonomie, la gestione sarà affidata ad un Comitato di coordinamento e di indirizzo, costituito in gran parte dai rappresentanti delle istituzioni locali.

L’accordo ministeriale è stato immediatamente seguito dalla deliberazione della Giunta provinciale di Bolzano, in cui si autorizza la sua sottoscrizione.

Nell’accordo siglato si prevede esplicitamente una ripartizione di competenze e presidenze. Viene affermato che la segreteria e l’amministrazione avranno sede presso l’Ente che esprime la presidenza, la quale verrà così ripartita: si parte con un quinquennio a carico della Regione Lombardia, cui seguirà un analogo periodo di presidenza della Provincia autonoma di Bolzano per chiudere infine con quella di Trento. I primi quindici anni di gestione sono comunque assicurati, non è dato sapere se il carosello poi ricomincerà da capo... Dunque non più una sede unica, ma una sorta di sede vagante, mentre la vecchia sede storica di Bormio sarà declassata a deposito dell’archivio.

A rendere ancora più esplicito il ruolo di contorno e coreografia dei Consiglieri esterni ai tre Enti gestori, viene anche stabilito che le decisioni saranno assunte a maggioranza, e in ogni caso solo con voto favorevole dei rappresentanti della Regione Lombardia, delle province autonome e infine del Ministero.

Già da molto tempo, e in particolare nell’ultimo anno, le principali Associazioni Ambientaliste italiane, tra le quali la Federazione nazionale Pro Natura, hanno espresso forte preoccupazione all’eventualità di uno smembramento del Parco dello Stelvio, che oggi purtroppo, con l’accordo Ministeriale, si è concretizzato.

Tale preoccupazione e contrarietà è stata più volte espressa all’attuale Presidente del Consiglio dei Ministri, congiuntamente ai ministri interessati; in precedenza, il 7 marzo 2014, con un appello ci si è rivolti persino all’allora Capo dello Stato, Giorgio Napolitano. Da ultimo, questa preoccupazione è stata esplicitata anche in occasione dell’incontro con il Sottosegretario Del Rio. A nulla tutto ciò sembra essere servito.

Negli ultimi tempi le voci contrarie allo smembramento del parco dello Stelvio sono state numerose e qualificate, giungendo addirittura a proporre un rilancio transnazionale dell’area, collegandola con i Grigioni, in coerenza e in attuazione della Convenzione Internazionale per la Protezione delle Alpi, che il nostro Paese ha ratificato nel 1999.

Al punto in cui siamo ci auguriamo, appellandoci anche a quelle forze politiche più sensibili e responsabili, che vengano limitate le spinte localiste e che, al contrario, possano prevalere le ragioni di conservazione di uno dei più importanti parchi nazionali italiani, sia dal punto di vista naturalistico che simbolico.

In un contesto europeo e internazionale in cui le aree protette vengono assunte come volano di sviluppo, di crescita occupazionale, luogo simbolo di convivenza con la natura, questo sarebbe il primo caso di un percorso contrario che cancella ottant’anni di storia di un parco.

Infine, non mancano le preoccupazioni relative al fatto che quanto appena deciso per lo Stelvio possa costituire un pericoloso precedente, da applicare anche ad altre realtà italiane. Da anni, infatti, la Regione Valle d’Aosta insiste affinché il territorio del Parco Nazionale del Gran Paradiso – il più antico d’Italia, risalendo al 1922 – venga suddiviso in sue settori: uno (il versante piemontese) che rimarrebbe sotto l’egida dello Stato, e l’altro affidato invece alla Regione Autonoma. Una prospettiva assolutamente inaccettabile, che avrebbe pesantissime conseguenze sull’efficacia della protezione dell’ambiente naturale.

La Federazione nazionale Pro Natura auspica che si voglia provvedere a rivedere la decisione in merito allo smembramento del parco dello Stelvio ed invita tutti coloro che hanno a cuore la sorte del patrimonio naturalistico italiano ad adoperarsi, nei modi e nei tempi di competenza di ciascuno, affinché questo ennesimo scempio al patrimonio ambientale del nostro Paese, unica e vera ricchezza, non abbia luogo.

Torna indietro