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Socia della

Oasi Laguna del Re

Questa palude, posta tra la strada provinciale delle saline n. 141 e la foce del Candelaro con un'estensione di circa 56 ettari, è una zona umida che per oltre 40 anni è stata occupata e in gran parte bonificata abusivamente.

Storicamente l'area veniva utilizzata come valle da pesca, costituita da una serie di bacini collegati da canali, successivamente in buona parte interrati. Il progetto LIFE prevede il ripristino della zona umida attraverso la riapertura dei canali, lo scavo delle valli e l'apposizione di organi di regolazione dell'afflusso e deflusso delle acque, in modo da ricostituire il tipico ambiente di transizione costiero, caratterizzato da un'alternanza di aree allagate e terreni asciutti.

Grazie al progetto LIFE+ Zone Umide della Capitanata sono stati demoliti 13 fabbricati, per un volume costruito di 1500 m3 e 1500 m2 di piazzali in calcestruzzo. Sono stati inoltre completamente rimossi muri, recinzioni e cancelli che erano stati installati per occupare l’area, ed asportati ingenti volumi di materiali edili di risulta e rifiuti accumulati nel corso degli anni. In totale sono state conferite in discarica circa 2000 tonnellate di materiale.

Si tratta di un importante atto, anche per il ristabilimento della legalità, in un’area pubblica grazie all’intervento delle Istituzioni e delle Forze dell’Ordine.

Le azioni previste con il progetto LIFE+ hanno permesso di ripristinare la laguna interrata attraverso la riapertura dei canali, ora navigabili, lo scavo delle valli e l’apposizione di organi di regolazione dell’afflusso e deflusso delle acque, in modo da ricostituire il tipico ambiente di transizione costiero, caratterizzato da un’alternanza di aree allagate e terreni asciutti.

Sono state realizzate torrette di avvistamento e camminamenti per l’attraversamento delle valli.

Gli interventi previsti saranno realizzati dove era presente l’ambiente di specchi d’acqua aperti e circondati da vegetazione, in modo da incrementare la disponibilità di habitat idonei per la nidificazione, lo svernamento e la sosta durante le migrazioni dell'avifauna.

Il nome di questa oasi è stato scelto dai cittadini attraverso un sondaggio che tra i tanti nomi proposti hanno scelto di dedicare l’Oasi a re Manfredi, autore insieme al padre Federico II del primo trattato di ornitologia De arte venandi cum avibus, scritto in gran parte osservando gli uccelli di queste paludi.

Foto gentilmente concesse da Salvatore Giannino

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