Membro di
Socia della

There are no images for this slideshow.


Documento delle associazioni sugli impianti eolici in Piemonte

“Criteri per la localizzazione degli impianti e protocolli di monitoraggio della fauna nella Regione Piemonte” è il titolo di un documento realizzato da alcune associazioni, tra cui Cuneobirding, WWF Piemonte, Pro Natura Cuneo, Legambiente di Cuneo, LIPU sezione di Cuneo, EBN Italia, Gruppo Piemontese Studi Ornitologici, Associazione Mediterranea per la Natura.

Il documento sottolinea come il proliferare anche in Italia di impianti eolici industriali rende sempre più impellente la soluzione dei problemi legati alla loro localizzazione e agli impatti che possono avere sul territorio, sul paesaggio, sulla flora e la fauna. Il Piemonte potrebbe essere interessato da questi impianti proprio in quei territori a più alta naturalità e valenza conservazionistica, che si sottraggono spesso a operazioni cosiddette di valorizzazione turistica o di speculazione edilizia grazie alla loro marginalità o scarsa accessibilità, oppure che hanno un alto valore paesaggistico dovuto alla loro morfologia ed elevazione sul territorio, come appunto i crinali dei rilievi che caratterizzano la nostra regione. Partendo dalla considerazione che la progettazione di tali impianti si avvale per le parti tecniche e tecnologiche di professionalità specializzate - evidenzia il documento - è importante considerare con la stessa impostazione tecnico-scientifica anche gli aspetti legati sia al paesaggio sia agli ecosistemi nel loro complesso, avvalendosi delle conoscenze ormai acquisite anche in Italia.

Il documento delle associazioni ambientaliste ha perciò l’obiettivo di colmare questa evidente lacuna, dal momento che in alcune aree del nostro Paese è ormai lampante l’effetto devastante sul paesaggio sia naturale che antropico ed è provata la gravità degli impatti provocati da tali tipi di impianti a popolazioni di uccelli e chirotteri rari e minacciati e per questo particolarmente protetti in Europa. Gli autori sono convinti che l’applicazione rigorosa dei criteri e dei protocolli illustrati permetterà di compendiare le esigenze energetiche con quelle dell’ambiente che ci ospita, riducendo nello stesso tempo il margine di manovra per azioni puramente speculative, che nulla hanno a che fare con gli interessi generali della collettività e, men che meno, con le esigenze della fauna che vive nei nostri territori.

 

Una completa deregolamentazione della caccia

La proposta di legge presentata dal Sen. Franco  Orsi e ora in discussione presso la Commissione Territorio e Ambiente del Senato vanifica tutti i tentativi di avvicinamento tra alcuni settori del mondo ambientalista e quello della caccia. Più grave il fatto che, qualora malauguratamente questa proposta venisse convertita in legge, riporterebbe il nostro Paese indietro di molti decenni e ai margini della comunità internazionale per quanto riguarda la tutela e la gestione del patrimonio faunistico.

Più che una legge di regolamentazione della caccia, essa appare l’esatto contrario, una legge di de- regolamentazione della caccia.

Già nell’Art. 1 ci sono tutte le premesse delle nefandezze presenti nei successivi articoli. L’attuale legge, la 157 del 1992, recita che la “fauna selvatica è patrimonio indisponibile dello Stato ed è tutelata nell'interesse della comunità nazionale ed internazionale.”, se venisse approvata questa legge si getterebbe a mare il principale caposaldo di tutela della fauna, inserendo il principio che il patrimonio faunistico non rientra più negli interesse dello Stato. Dall’eliminazione di questo principio basilare deriva un deciso ridimensionamento delle forme di tutela anche per quelle specie ormai ridotte a pochi esemplari. Specie che ora sono “particolarmente protette” come il Lupo, l’Orso, la Lince, il Gatto selvatico, la Foca monaca o tra gli uccelli l’Aquila reale passerebbero ad uno status di semplice protezione, modificando con ciò anche il regime penale e sanzionatorio nei confronti di coloro che uccidessero tali specie.

Certo, in un paese in cui il bracconaggio è una piaga, ancora estesa e radicata, si pensi alle continue uccisioni dei pochi orsi rimasti, o i decenni di battaglie per limitare le uccisioni di Pecchiaioli (adorni) sullo Stretto di Messina, questa norma appare quanto meno incomprensibile.

Con un colpo di spugna, di fatto, si accantona l’autorevolezza riconosciuta a livello internazionale di una delle poche strutture di ricerca faunistica operative in Italia l’ INFS ora ISPRA .

Questo istituto sarà relegato a semplice organo consultivo, per altro neppure difeso dall’avvocatura dello stato; al suo posto, sono previste strutture non ben definite a carattere regionali e provinciali. Appare smaccato il tentativo di riportare la ricerca scientifica sulla fauna all’interno di alvei facilmente controllabili.

Volendo continuare si può citare l’Articolo 10 che destina all’attività venatoria le aree demaniali, da sempre precluse alla caccia, o ancora la possibilità espressa nell’art. 21 di esercitare la caccia all’interno delle oasi di protezione, nelle citate aree demaniali e in altre aree protette.

Si autorizza la reintroduzione di una pratica che pensavamo definitivamente abbandonata, quella dell’uso di civette come zimbelli, che ci riporta indietro di decenni. Si può continuare ancora ricordando la completa liberalizzazione della tassidermia, così, qualsiasi cacciatore, circa settecentomila, potrebbe divenire un potenziale imbalsamatore.

Potrà essere esercitata la caccia anche in caso di condizioni ambientali particolarmente sfavorevoli per gli animali; infatti, la proposta di legge Orsi autorizza la caccia all’interno di Aziende Faunistico Venatorie con tutte le condizioni ambientali, in terreni alluvionati, nei laghi ghiacciati e in terreni completamente coperti di neve. In queste condizioni, è facile prevedere vere e proprie ignobili mattanze nei confronti di organismi, già falcidiati dalla fame e/o dalle condizioni ambientali avverse.

Solo per citare altre intollerabili modifiche alla attuale normativa, ricordiamo quella che riduce il numero delle associazioni naturalistiche da quattro a tre all’interno del Comitato Tecnico Scientifico Venatorio,  il depennamento dallo stesso organismo del Club Alpino Italiano e dell’Ente Nazionale per la Protezione Animale. La caccia agli ungulati  potrà essere effettuata anche nei giorni di silenzio venatorio, offrendo, per altro, la facoltà alle regioni di ampliare il numero delle specie cacciabili nonostante  le procedure di infrazione avviate dall’Unione Europea e che ci costano ingenti sanzioni, e molto altro ancora.

In questa sequenza negativa si può ancora ricordare l’allungamento fino a mezzora dopo il tramonto della caccia ai migratori, con il rischio, per la scarsità di luce, di abbattere specie protette. O ancora il ritorno ad un nomadismo venatorio senza più alcun legame tra cacciatore e il luogo di caccia.

A coronamento di tutto ciò, la proposta di legge offre la possibilità di cacciare anche a minorenni purché abbiano compiuto sedici anni; età questa in cui ancora non si ha diritto di voto, non si può guidare un’auto, ma, paradossalmente, si potrà imbracciare un’arma potenzialmente mortale.

Nonostante questa completa deregolamentazione, nel timore di qualche improbabile infrazione, si prevede di escludere dal servizio di vigilanza figure come guardie ecologiche, zoofile, guardie giurate comunali ecc.

Ciò che auspichiamo è che anche da parte delle Associazioni Venatorie più responsabili vi sia una presa di distanze da questa proposta di legge così da riprendere un percorso, seppure faticoso, di dialogo che possa emarginare i settori più integralisti del mondo venatorio che sostengono questa proposta di legge.

Sessantenario, un documentario sul Parco Nazionale del Gran Paradiso

Nell’ambito delle iniziative per il sessantenario della Federazione Pro Natura, recentemente conclusosi, è stato realizzato un documentario sul Parco Nazionale del Gran Paradiso. Il video, che ha richiesto un intero anno di lavoro e il supporto di mezzi tecnici, elicotteri e il sostegno delle guardie del Parco, ripercorre attraverso la quattro stagioni la vita dell’area protetta. Il documentario è stato prodotto dal COBAT, partner nelle celebrazioni del sessantenario, con la collaborazione dell’Ente Parco e della Federazione Pro Natura, e si sofferma principalmente, con immagini altamente spettacolari, sugli aspetti della natura e della montagna. Una copia del dvd può essere richiesta gratuitamente alla Federazione.

La Federazione ad Amsterdam al congresso della Carta della Terra

La Federazione Pro Natura, rappresentata dal segretario generale Corrado Maria Daclon, ha partecipato al congresso internazionale della Carta della Terra, tenutosi ad Amsterdam il 1 e 2 dicembre. La Federazione, "focal point" italiano per il progetto della Carta della Terra, ha illustrato le iniziative realizzate fino ad oggi in Italia, raccordandosi con gli altri Paesi per un maggiore coordinamento sulle prossime azioni anche in considerazione del 60 anniversario della dichiarazione dei diritti dell'uomo. Oltre un centinaio i partecipanti da tutto il mondo, tra cui i vertici del comitato internazionale della Carta della Terra: Ruud Lubbers, già alto commissario per i rifugiati delle Nazioni Unite, Steven Rockefeller, presidente della Rockefeller Foundation, Mirian Vilela, segretario esecutivo della Carta della Terra.

E' online la versione inglese del sito della Federazione

E’ online la versione in lingua inglese del sito della Federazione, che include tutte le pagine web originarie accuratamente tradotte. La versione inglese del sito rappresenta il completamento della presentazione della Federazione anche in sede internazionale, a seguito dell’accresciuta collaborazione con organizzazioni estere e sovranazionali sui temi della politica ambientale e della conservazione della natura, ed un sempre maggiore coinvolgimento della Federazione in progetti ambientali europei ed extra-europei.

24 enormi torri eoliche stravolgeranno l'appennino maceratese

Riportiamo un comunicato stampa firmato da: Pro Natura Marche, WWF Marche, TAM CAI Marche, Mountain Wilderness e CNP.

La Regione Marche, con i decreti n. 96 e 97 del 12 settembre 2008 a firma del dr. David Piccinini, con cui sono stati  approvati due grandi centrali eoliche,  ha emesso la prima pesante condanna per la montagna maceratese: 24 gigantesche torri di acciaio, ciascuna alta circa 120 metri (come un grattacielo di 40 piani) sorgeranno in una delle aree montane più intatte e meglio conservate dell'Appennino marchigiano, tra i comuni di Monte Cavallo, Pieve Torina e Serravalle di Chienti.

La realizzazione dei due progetti stravolgerà completamente, per distanze considerevoli, la percezione di quel paesaggio su cui la stessa Regione e gli  enti locali  hanno finora investito credendo in uno sviluppo sostenibile delle aree interne fondato sul turismo di qualità. Esso rappresenterà, pertanto, uno dei più gravi scempi ambientali a livello regionale degli ultimi decenni.

L'area, sottoposta a vincolo paesaggistico (in quanto situata su crinali che giungono a oltre 1400 m di altitudine), sorge anche a pochi chilometri dal Parco Nazionale dei Monti Sibillini, dalla Riserva naturale statale di Torricchio e dal Parco Regionale di Colfiorito, da cui, pertanto, le torri risulteranno perfettamente visibili.

A nulla è servito il grido d’allarme lanciato da tempo dalle Associazioni Ambientaliste, le cui puntuali e documentate osservazioni, riguardanti l'impatto sull’avifauna e sul paesaggio, sono state del tutto disattese dalla Regione. E sono caduti nel vuoto anche i pareri  della Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio che, già nel 2003, si esprimeva negativamente sui progetti di impianti eolici, paventando il rischio di una pesante manomissione del paesaggio e di perdita dell’identità tradizionale del territorio. Ignorate anche le indicazioni della Direzione Regionale per i beni culturali e paesaggistici delle Marche che con una  nota dello scorso mese di aprile aveva espresso parere negativo per i due progetti, evidenziando peraltro alla Regione la necessità  di valutarli nell'ambito del redigendo Piano paesaggistico. Respinta, infine, la  richiesta della Regione Umbria di non realizzare 7 torri eoliche.

Alla luce delle numerose criticità evidenziate la decisione della Regione Marche appare incomprensibile e non giustificabile in termini di costi-benefici: a fronte di sicuri notevoli danni sull'ambiente e sul turismo, il contributo di tali progetti alla riduzione dei “gas serra” risulta infatti trascurabile. L'approvazione dei due progetti rappresenta, insomma, un clamoroso passo falso sulla strada dello sviluppo delle energie rinnovabili, dimostrando che non sempre  “energia pulita” è sinonimo di sostenibilità ambientale e che spesso, dietro a questo termine, si nascondono in realtà grossi affari. Gli ingenti guadagni sono infatti garantiti dai cosiddetti “certificati verdi”, ovvero dalle sovvenzioni statali provenienti dalle nostre tasche (una parte della “quota fissa” della bolletta della luce).

Avviato tavolo delle associazioni su ruolo e futuro dell'ambientalismo

In seguito alla profonda innovazione del quadro politico ed istituzionale, ma anche ai significativi mutamenti nel corpo sociale del Paese, le principali associazioni ambientaliste nazionali, tra cui la Federazione Pro Natura, hanno ritenuto di organizzare un tavolo di riflessione sullo stato dell'ambientalismo in Italia. La prima riunione si è tenuta a Roma il 16 giugno scorso, la Federazione era rappresentata dal segretario generale, Corrado Maria Daclon. Sulla necessità di un confronto sulle tematiche più controverse all'interno del mondo ambientalista, ma anche  per fare il punto sulla capacità di intervento e di riflessione sugli aspetti culturali, tecnici, scientifici ed "ideologici" dell'ambientalismo italiano, è stata verificata l'importante, convinta, prima convergenza di Amici della Terra, FAI, Italia Nostra, LAV, Legambiente, LIPU, Mareamico, Mountain Wilderness, Pro Natura, SIGEA, VAS, WWF, nonché l'interesse di alcune altre associazioni.

Sessantenario della Federazione Pro Natura il 14 giugno a Sarre, Valle d’Aosta

Si terrà sabato 14 giugno presso il Castello di Sarre, in Valle d’Aosta, la celebrazione storica del sessantesimo anniversario della Federazione Pro Natura. L’evento si svolgerà con la collaborazione del Consiglio Regionale della Valle d’Aosta, del Parco Nazionale del Gran Paradiso e del COBAT. La cerimonia, che inizierà alle ore 9,30 e sarà coordinata dal giornalista televisivo Federico Fazzuoli, vedrà la partecipazione, tra gli altri, del presidente del Consiglio Regionale della Valle d’Aosta, Ego Perron, del presidente e del direttore del Parco Nazionale del Gran Paradiso, Giovanni Picco e Michele Ottino, del presidente del COBAT, Giancarlo Morandi, del segretario generale e del presidente della Federazione Pro Natura, Corrado Maria Daclon e Walter Giuliano, del presidente dell'associazione "Keep It Wild", Enrico Coletti, del direttore europeo dell'UNEP, Christophe Bouvier, del direttore per le aree protette dell’IUCN, David Sheppard, del direttore per la conservazione della Fondazione PAN Parks, Vlado Vancura.
L’ingresso è libero e alla fine della celebrazione è previsto un buffet nei giardini del Castello. Gli alberghi convenzionati con la Federazione sono:
Hotel Chateau, Saint Pierre, tel. 0165 903820, info@hotelresidencechateau.com
Hotel La Meridiana, Saint Pierre, tel. 0165 903626, info@albergomeridiana.it

 

Il segretario generale della Federazione incontra il nuovo ministro dell'Ambiente

Il segretario generale della Federazione, Corrado Maria Daclon, ha incontrato oggi presso la Camera dei Deputati a Roma il nuovo ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, esprimendole gli auguri di buon lavoro ed informando tra l’altro il ministro circa le iniziative previste in occasione del sessantesimo anniversario della Federazione Pro Natura.